
Da partito di governo dobbiamo attualizzare e aggiornare la nostra iniziativa a dopo lo sconvolgimento mondiale provocato dalla pandemia altrimenti in pochi mesi verremo spazzati via a furor di popolo.
L’Italia è tra i paesi più colpiti da covid 19 e che pagherà un prezzo più alto: lo dicono tutti gli esperti economici più avveduti e le proiezioni della Banca d’Italia.
A dicembre avremo quasi certamente un milione di posti di lavoro cancellati che per due anni non avranno prospettive di essere recuperati.
Gli oltre 200 miliardi di fondi europei riusciremo ad utilizzarli solo in parte perchè non abbiamo la burocrazia tecnica a livello nazionale e territoriale in grado di sviluppare la progettazione necessaria per impiegarli proficuamente.
Non credo inoltre che il settore di spesa principale che viene indicato: l’avanzamento tecnologico delle imprese e lo sviluppo della rete informatica, aumentino i posti di lavoro, anzi nel lungo periodo tenderanno a diminuirli.
Sono investimenti indispensabili che vanno fatti ma debbono essere accompagnati da una diminuzione generalizzata dell’orario di lavoro, restando ovviamente all’interno di un sistema di prezzi competitivi a livello mondiale.
Gli altri investimenti come la riconversione verde, le grandi opere infrastrutturali, la difesa del suolo e la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e privato, richiederanno sicuramente un maggior impiego di menodopera, ma sarà poco richiesta e scarsamente accettata dai giovani italiani che si presentano sul mercato del lavoro e da coloro che dovranno riconvertire le attività che oggi sono in crisi.
Solo il settore sanitario, quello scolastico e quello della ricerca tecnico scientifica potranno offrire posti di lavoro qualificati ed appetibili per la domanda e le attese dei lavoratori italiani.
Penso pertanto che dovremo affrontare un lungo periodo di riconversione produttiva e di riqualificazione del mercato del lavoro molto complicato e difficile, che lascerà insoddisfatti molti lavoratori che la pandemia ha di fatto troncato le loro attività.
Questa premessa mi è assolutamente indispensabile per rispondere in modo appena comprensibile al tema attuale della immigrazione nel nostro Paese.
Credo che dobbiamo innanzitutto affrontare il problema della “emersione”, della qualificazione, della formazione delle migliaia di immigrati già arrivati nei mesi scorsi che stanno inattivi nei centri di accoglienza o vagano per le città, davanti ai centri commerciali, nei parcheggi o addirittura si sono messi al servizio degli spacciatori di droghe.Una politica seria per l’immigrazione richiede una gestione ed un inserimento dignitoso sia per quanto riguarda l’abitazione, il lavoro, la conoscenza della lingua e delle leggi che disciplinano i rapporti tra le persone e la pubblica amministrazione del paese ospitante.
Se il nostro Paese non è in grado di proporre all’immigrato queste prospettive non può e non deve accettare persone che inevitabilmente per vivere debbono fare le cose più assurde e inaccettabili.
Questo è il motivo principale per il quale va modificato il famoso decreto “sicurezza” Salvini.
Come secondo tema essenziale che vorrei fosse assolutamente chiaro, non è possibile e nemmeno immaginabile che l’emigrazione per ragioni economiche, per guerre o per altri motivi umanitari, si possa lasciare a carico dei paesi confinanti o di coloro che sono più facilmente raggiungibili.Il soccorso in mare per chi è in pericolo di vita è evidente che spetta a chi è più prossimo e a chi è in grado di intervenire rapidamente, ma la gestione di queste persone non può essere lasciata interamente successivamente al paese che li ospita.
Attualmente sulle coste italiane arrivano migliaia di persone alla ricerca di una prospettiva di vita migliore rispetto al paese d’origine, è un sogno ed una speranza comprensibile e per certi aspetti difficile da negare.
Rimane però da vedere se il paese d’approdo, nel medesimo momento, è in grado di offrirgli questa prospettiva, di assicurargli la possibilità di vivere e lavorare.Io penso che in questo momento e se rivolgiamo lo sguardo al futuro, l’Italia non sia in grado di accogliere ed inserire nuovi immigrati per almeno i prossimi due anni.Il covid 19 ci ha messi in una condizione di assoluta emergenza dal punto di vista sanitario, economico ed occupazionale che non lascia spazi a progetti occupazionali e di inserimento sociale per flussi migratori che interessano decine di migliaia di persone.
In queste condizioni mi sembra indispensabile relazionarci con i paesi d’origine e con tutti i paesi europei per controllare e gestire un processo che assume proporzioni preoccupanti e può aprire in tempi rapidi forti tensioni sociali.
Bruno Veronesi