Iniziativa sul processo ai mandanti, i contributi introduttivi.



Domenica 19 settembre, con un ottimo successo di partecipazione, abbiamo organizzato l’iniziativa Dagli esecutori ai mandanti. La Strage di Bologna, quarant’anni dopo.
Un momento necessario non soltanto per ricordare il momento più buio del nostro passato recente, ma per approfondire le vicende che hanno portato alla celebrazione del terzo processo cd. ai mandanti al fine di accertare le ulteriori responsabilità materiali nell’attuazione del piano criminoso e le responsabilità storiche nella preparazione della Strage e nei successivi insabbiamenti.
Tra i relatori, oltre Rocco D’Alfonso (storico, UniMoRe) e Roberto Scardova (già vice capo redattore TG3), abbiamo avuto l’onore di ospitare, in rappresentanza dell’Associazione tra i familiari delle vittime della Strage di Bologna, il presidente Paolo Bolognesi.

Sono, inoltre, intervenuti il Sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi e la Segretaria provinciale Gigliola Venturini.
In apertura, il Segretario del Circolo Reggio Est ha portato i saluti della sezione e di seguito riportiamo un sunto del suo intervento, cui segue una nota di Daniele Ganapini (Direttivo del Circolo) che ha introdotto e moderato la serata:

Buonasera a tutti, sarò rapido.
Innanzitutto, non posso che rinnovare il ringraziamento agli ospiti dell’incontro per la loro gradita e significativa presenza.

Ho l’onore di portare il saluto di quanti hanno sentito la necessità di organizzare questo incontro, ossia il Circolo PD di Reggio Emilia Est e il Circolo cittadino dei Giovani Democratici.

L’intenzione di proporre questo momento di approfondimento è di qualche tempo fa poi, a causa della pandemia, abbiamo dovuto fermare molte iniziative pubbliche. Riprendere, in questo modo e con questi ospiti, crediamo sia davvero rilevante.

La Strage di Bologna è stato uno attentato spietato, il più sanguinoso della storia repubblicana, e a quarant’anni dall’evento è una vicenda storica e processuale ancora aperta. Lo è sicuramente grazie alla perseveranza di quanti, a fianco al dolore, hanno trovato la forza di un impegno civico teso ad assicurare giustizia alle vittime e a giungere a una ricostruzione precisa dei fatti, nonostante depistaggi e omertà, da consegnare alla società italiana.

La verità sulla Strage ha un valore profondo per la nostra democrazia.
Un sistema democratico che ambisce a definirsi maturo deve avere la capacità di fare i conti con i propri “fantasmi” (l’emergere di relazioni dirette e connivenze tra organizzazioni della destra eversiva e stragista e apparati deviati dello Stato). Come cittadini sentiamo l’esigenza di avere consapevolezza non soltanto di chi portò a compimento questi piani criminali ma, e in particolare, di chi li volle, di chi li favorì direttamente o non fece niente per bloccarli. È, quindi, quasi un dovere organizzare un momento che consenta di orientarci in una fitta rete di eventi, persone, organizzazioni e relazioni.
Nando Ganassi, Segretario PD Reggio Emilia Est.

Il Circolo Pd Reggio 6 ringrazia Paolo Bolognesi (Presidente dell’associazione tra i familiari delle vittime), Rocco D’Alfonso (storico e docente) e Roberto Scardova (giornalista e saggista, autore di diverse pubblicazioni sullo stragismo) per avere accettato di parlarci della orribile Strage di Bologna: un aggettivo semplice e forse banale ma in grado più di altri di restituire tutto l’orrore e l’inumanità che hanno guidato il pensiero e la mano di mandanti e esecutori della strage di Bologna e di altri terribili crimini.

Per noi, come cittadini, è stato importante capire come si sono svolti i fatti, e come comunità del Pd di Reggio ragionare sul significato politico di una storia così lunga e complessa e sugli sviluppi attesi ora che un ultimo processo è in corso e che tocca da vicino.  Per riflettere su questo sono, e su come occorra impegnarsi per la tenuta della nostra democrazia, sono intervenuti il Sindaco Luca Vecchi e la Segretaria Gigliola Venturini, a fronte della mancata individuazione dei mandanti e delle responsabilità di altre persone coinvolte.

Di questa importante iniziativa va riconosciuto il merito a Nando Ganassi, per aver pensato e organizzato ma soprattutto aver voluto a tutti i costi questo evento.  Credo che così tanto impegno venga anche da un qualcosa che ci lega entrambi a Bologna e a tanti altri, dell’aver studiato in quella grande macchina che rende bolognesi da mille anni tanti ragazzi italiani e non solo, dall’essere passati tante volte accanto a quel luogo che nel 2010, proprio in questi stessi giorni di settembre è stata posta la lapide del Programma Unesco Patrimoni messaggeri di una cultura di pace e di non-violenza che recita: “Affinché il dolore non sia immobile nel ricordo, ma viva testimonianza della volontà di ricostruire le difese della pace nella mente dei giovani”.

Un concetto e un sentimento che tutti i presenti hanno condiviso, così come il dolore che a tutti i familiari e alla comunità è stato inferto quel terribile 2 agosto e che ci ricordano la breccia, la lapide col nome di tante vittime inermi non solo italiane, una grande manifestazione che si tiene ogni anno e della quale l’Associazione dei famigliari delle vittime è l’anima, insieme a Bologna tutta e a tante altre rappresentanze e persone.

Se c’è una cosa da dire, a fronte a questo ostinato ricordare e a chiedere giustizia è che se i mandanti hanno purtroppo scelto bene l’obiettivo per colpire un intero Paese, hanno scelto molto male se pensavano che non ci sarebbe stata risposta ma solo paura.  A oltre 40 anni c’è ancora chi cerca la verità e ora vuole che una sentenza che li individui.

Rocco d’Alfonso ha fornito un inquadramento introduttivo molto preciso e evocativo dell’atmosfera di quegli anni di piombo e di stragismo mentre Roberto Scardova e Paolo Bolognesi, oltre a presentare lo svolgimento dei processi, hanno parlato anche dei depistaggi.

Una delle verità acclarate, sancita anche in giudizio, è proprio l’intento di apparati dello Stato a occultare prove e a generare ipotesi che potessero allontanare la ricostruzione dei fatti.  Un castello che alla fine è anch’esso una prova del come la strage sia stata ideata e voluta in Italia.

Entrambi ci hanno raccontato come si sono sentiti quando a dieci anni dalla strage ha visto assolvere gli imputati e come si sia riusciti a scardinare uno schema dove in tribunale molti venivano condannati per poi essere assolti in appello, o perlomeno veder ridotte di molto le pene inferte.

Quale moderatore, un ruolo e un onore per il quale sono grato al Circolo Reggio 6, nel ringraziare i presenti e parafrasando una frase di Torquato Secci riportata da Sergio Zavoli, ho ribadito come il Pd di Reggio intenda essere, ostinatamente ma severamente, a fianco dei familiari delle vittime nel loro impegno per la verità.

Daniele Ganapini

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